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Storie di anoressia ai tempi del lockdown

1 Aprile 2021

Le storie di anoressia ai tempi del lockdown che vi racconterò in questo articolo, rimandano alla giornata nazionale del “Fiocchetto Lilla”, giornata di sensibilizzazione sui disturbi alimentari. Il 15 marzo in occasione di questa giornata di sensibilizzazione, sul quotidiano “Il Messaggero” è comparso un articolo a firma E. Priolo dedicato alla storia di due ragazze che stanno combattendo la loro battaglia contro l’anoressia. In particolare la storia di Maria Elena è emblematica sia delle modalità subdole con le quali questa malattia prende possesso del nostro corpo e della nostra mente, sia della grande difficoltà di combatterla e venirne fuori. Ho deciso di proporre una rilettura di alcuni passaggi dell’intervista per spiegare in modo semplice la necessità di prestare la massima attenzione ai segnali di disagio dei nostri giovani nel campo dell’alimentazione.

Storie di anoressia ai tempi del lockdown: una diciottenne con problemi di anoressia

Maria Elena ha poco più di 18 anni quando si mette a dieta per problemi di
obesità. Durante il primo lockdown la solitudine la convince a mantenere una dieta ferrea per non perdere i risultati ottenuti. Inizia quindi ad allenarsi per due ore al giorno e a diminuire l’assunzione di carboidrati e proteine, fino a ridursi a mangiare solo verdura. La bilancia diventa il suo punto di riferimento quotidiano, il peso corporeo cala vistosamente ma lei continua a vedersi grassa allo specchio. Per ridurre ulteriormente il peso arriva ad autoindurre il vomito a seguito dell’assunzione di cibo. Ad un certo punto, però, la stanchezza fisica determina uno stato di tensione emotiva che la spinge ad aprirsi con la famiglia e successivamente ad accettare, non senza difficoltà, il ricovero in un Centro specializzato per i disturbi alimentari. Ora Maria Elena è sotto cura e migliora di giorno in giorno, è consapevole della battaglia difficile che sta conducendo ed è molto motivata. La guarigione è un traguardo alla sua portata.

Le diverse sfaccettature dell’anoressia

La storia di Maria Elena consente di fare alcune considerazioni di carattere
generale. Innanzi tutto è bene ricordare che l’anoressia è una patologia che si può presentare sotto varie forme. Le sue caratteristiche essenziali sono
associate ad una rapida e significativa perdita di peso corporeo. Il soggetto
anoressico è letteralmente ossessionato dalla ricerca della magrezza, dalla
paura di essere grasso o sovrappeso. In molti casi il soggetto anoressico si limita semplicemente a ridurre in maniera drastica l’assunzione di cibo, in altri invece accompagna tale abitudine con una forma di esercizio fisico intenso (es. ginnastica, sport aerobici, etc.) nell’idea di compensare con lo sforzo fisico quello che viene assunto come cibo. In altri casi ancora alterna periodi di forte restrizione alimentare a periodi di vere e proprie abbuffate di cibo, una patologia nota come “binge eating”. Infine esiste la variante del vomito autoindotto, nel quale come è facilmente intuibile, il soggetto compensa l’assunzione di cibo attraverso il vomito.
Se riflettiamo sul percorso di Maria Elena ci rendiamo conto che almeno due
delle varianti sopracitate sono presenti nel percorso della malattia: la dieta
ferrea accompagnata dall’esercizio fisico e successivamente il vomito
autoindotto.

Storie di anoressia ai tempi del lockdown: la prigione mentale

In questi periodi di lockdown e di limitazioni alla libertà di movimento, le problematiche relative ai disturbi alimentari si fanno ancora più frequenti. Non è esagerato parlare di “prigione mentale” a proposito dell’anoressia. Se ne accorge anche Maria Elena che nell’articolo di giornale commenta:

“il disturbo alimentare non viene dal cibo ma dalla mente”.

Nella cura dei disturbi alimentari è essenziale lavorare sulle modalità di percezione della realtà del soggetto anoressico, coinvolgendo anche gli stessi famigliari come supporto
attivo. I famigliari soprattutto sono in grado di riconoscere segnali quali la perdita dell’appetito, l’uso eccessivo della bilancia per controllare il peso, il ricorso a farmaci come i diuretici, etc., che possono rivelare l’esistenza di un problema. In presenza di tali situazioni è consigliabile rivolgersi prontamente all’assistenza di un esperto. In qualità di psicologo e psicoterapeuta, nei miei interventi contro i disturbi del comportamento alimentare applico i concetti della Terapia Breve
Strategica, che si rivela particolarmente efficace nelle forme di anoressia giovanile.

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Categorie:

Tag: anoressia, anoressia giovanile, Terapia Breve Strategica

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