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Come comportarsi con una persona anoressica?

1 Febbraio 2022

Come comportarsi con una persona anoressica? L’anoressia è un disturbo del comportamento alimentare molto delicato, può iniziare in età pre-adolescenziale o adolescenziale, ma può presentarsi anche in età adulta. Un disturbo “invisibile” che si manifesta dapprima in maniera subdola nella nostra mente, e che solo in un secondo momento diventa ben visibile anche nel nostro corpo. A qualsiasi età, se non affrontato adeguatamente, può diventare molto invalidante e determinare la salute psicologica, e non solo, delle persone. Anche in età adulta è sicuramente importante intervenire perchè il rischio è di compromettere il proprio benessere, la propria vita. Rimanere “prigionieri” del rapporto con il cibo porta anche ad una costante sofferenza e difficoltà nella gestione delle emozioni. 

 

Come comportarsi con una persona anoressica? Non si tratta di una malattia qualsiasi

La prima cosa fondamentale è considerare che l’anoressia non è un problema qualsiasi. L’anoressia è la manifestazione di un disagio psicologico, un problema grave che deve essere compreso e capito per tempo dai genitori o dal partner o dagli amici di coloro che presentano questa problematica. La definirei come una condizione di intensa sofferenza, in cui il rapporto con il cibo esprime un disagio ancora più profondo. 

Come comportarsi con una persona anoressica? Non c’è solo il cibo

Mia figlia deve riprendere a mangiare

Questa è la preoccupazione che di recente, telefonicamente, una madre ha espresso nei confronti della problematicità della figlia. La dinamica emotiva, nei casi di disturbo alimentare, e quindi di anoressia, è fondamentale. Con il cibo si combatte la battaglia del piacere. Non mangiare rappresenta una chiusura totale, che aiuta a non provare alcun tipo di emozione piacevole. All’anoressica/o, così come alla persona affetta da bulimia o altro analogo disturbo alimentare, nessun tipo di trasgressione è concessa dal proprio disagio. Il “controllo” emotivo aiuta proprio a non sentire le emozioni e a chiudersi all’interno di se stessi. La dimensione emotiva quindi è da porre in primo piano, i genitori devono, da un punto di vista relazionale, sostenere, comprendere ed empatizzare con i loro figli.

Andare oltre il problema!

Quello che suggerisco a tutti coloro che si trovano a vivere una situazione in cui il proprio figlio/a, familiare oppure partner, ha una problematica connessa con i disturbi alimentari, è di provare a guardare oltre il disagio evidente. Scendere in profondità per poter vedere realmente quello che sta succedendo. La tendenza della persona affetta dal problema è quella di mistificare, mostrare di stare apparentemente bene. In realtà quello che accade è ben diverso: avviene in lui o lei una battaglia interiore che si consuma ad ogni pasto, ogni giorno, con una profonda sofferenza dal punto di vista emotivo. 

Sensi di colpa e rabbia

Non capisco cosa abbiamo fatto di sbagliato. Cerchiamo sempre di fare il possibile per fare in modo che i nostri figli possano stare bene.”

Un padre si incolpa della situazione e avverte una profonda emozione di rabbia per il fatto di non riuscire a trovare una soluzione al problema. Provare rabbia in situazioni come queste è un istinto naturale, che però deve essere gestito.

Proprio per il bene di chi ci sta accanto, esprimere rabbia può essere controproducente. Paradossalmente dobbiamo forzarci a restare calmi, far sentire la nostra presenza. Trovare a livello relazionale quelle corde che aiutano la persona a farsi sentire compresa nelle sue difficoltà. In questo modo costruiamo le basi per poter intervenire e aiutare veramente chi sta al nostro fianco. 

Psicoterapia ed interventi integrati

In tutti i casi di disturbi alimentari quali anoressia, bulimia, binge eating, vomiting e altri, il consiglio che mi sento di dare è quello di affidarsi ad uno specialista.

Se si riesce a costruire un clima favorevole, di fiducia e comprensione, si aprono le porte ad un intervento più strutturato. Mediante un percorso clinico di psicoterapia è possibile lavorare sulle dinamiche emotive che la persona presenta. Iniziare un percorso di psicoterapia non è semplice, però può essere la vera chiave di volta che aiuta ad uscire definitivamente da un disturbo del comportamento alimentare. Spesso affianco ai miei percorsi di Terapia Breve Strategica anche il supporto di un nutrizionista, esperto nel costruire regimi alimentari funzionali e calzati sulla persona.

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nel quale potrai trovare informazioni chiare e dettagliate sulle dinamiche dei disturbi del comportamento alimentare, e sulle terapie più idonee ed innovative per affrontare e risolvere con successo ogni problematica.

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Tag: anoressia, disturbi del comportamento alimentare, vomiting

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