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Cambiare le abitudini è possibile? Ne parliamo con il Dott. Guido D’Acuti

16 Febbraio 2021

Cambiare le abitudini è possibile? Questo è il tema dell’intervista di febbraio che ho condotto con Oliunid Italia, sito e-commerce specializzato in attrezzatura da arrampicata. Di seguito l’intervista integrale.

“Arrampicata sportiva” e “comfort zone” sembrano due concetti in estrema antitesi tra loro: uno sport che ti porta a spostarti verso l’alto anziché su un piano orizzontale, che prevede di cadere o di essere in situazioni di equilibrio precario non ha niente a che vedere con l’idea di una situazione di comfort, dove ci sentiamo al sicuro. Con il passare del tempo accumuliamo esperienze e dimestichezza anche con le dinamiche di uno sport complesso come l’arrampicata, innalzando l’asticella del nostro livello di “comfort”. Passato il primo impatto, ognuno si troverà nella sua dimensione andando a scalare in falesia, facendo boulder sui massi o arrampicando in palestra. Basta però che cambiamo di poco le “costanti” a cui ci siamo abituati (ad esempio passando dall’arrampicare solo al chiuso al praticarlo anche all’aperto) che ci troviamo di nuovo a doverci mettere completamente in gioco. Abbiamo quindi interpellato come sempre il Dott. Guido D’Acuti, psicologo e psicoterapeuta, esperto in gestione dell’ansia e della paura, per parlare di comfort zone ed arrampicata.

Buongiorno Guido, ben ritrovato! Fino a qui abbiamo detto tutto correttamente?

Buongiorno a voi, e grazie come sempre di darmi questa possibilità di condividere le mie idee ed esperienze nel mondo della psicologia della performance e della psicoterapia. Parlare di abitudini, soprattutto ad inizio anno, è un classico. Ma come possiamo definire meglio il concetto? Le abitudini sono le nostre modalità di reazione di fronte alla realtà. Provo a spiegarmi meglio. Il ciclo delle abitudini si compone di due fasi: il problema e la soluzione.

Nelle prima fase entrano in gioco i nostri sensi che percepiscono la realtà che ci circonda, rimandando ad un determinato comportamento. Sempre nella fase del problema entrano in gioco i desideri, la nostra spinta pulsionale, la motivazione. L’ambizione, il desiderio di raggiungere un determinato traguardo. Se ad esempio gli strapiombi non sono il nostro forte, potrebbe però nascere in noi il desiderio di iniziare a tentare di superare il nostro limite. Creiamo così una motivazione a fronte di una realtà che percepiamo come problematica, e cerchiamo di costruire una nuova abitudine. Vogliamo cambiare il nostro stato interiore, diventare quindi anche abili sugli strapiombi.

Nella seconda fase abbiamo la risposta e la gratificazione. La risposta è l’abitudine che noi sviluppiamo. Ogni volta che andremo ad arrampicare, proveremo a cimentarci anche su uno strapiombo, ovviamente semplice e alla nostra portata. In questo modo potremo ottenere una gratificazione: lo strapiombo che riusciamo a chiudere ci darà soddisfazione e ci dimostrerà che possiamo superare i nostri limiti. Troppo semplice? La motivazione e la nostra mente ci possono portare ovunque!

Quali sono i fattori che ci portano a non sentirci a nostro agio appena “usciamo dal seminato” che conosciamo a memoria?

La “comfort zone” ci rilassa e ci fa stare sereni. E’ la nostra grotta tranquilla che nessuno può intaccare e che ci dà fiducia. Tuttavia solo fuori dalla grotta possiamo trovare il reale successo che speriamo di raggiungere. Ci sono però degli ostacoli. A me piace definirle “frustrazioni”: rispetto a quello che siamo e a quello che invece vorremmo essere. Non riuscire in qualcosa che proviamo a fare fuori dalla nostra zona di comfort, implica rischiare di sbagliare, cadere, non riuscire e quindi fallire. Solo l’allenamento, la grinta, la capacità di rialzarsi ed imparare dagli errori, ci permettono di non vivere una sensazione come se “uscissimo dal seminato”. Uscire dalla zona di comfort può non farci sentire a nostro agio, ma è l’unica opzione che ci rimane per crescere e affrontare nuove sfide.

Infatti noi arrampicatori scegliamo volontariamente di varcare questo limite ogni volta che proviamo a fare qualcosa di diverso, o anche solo una via nuova. e questo vale per i neofiti come per gli arrampicatori professionisti. Immaginiamo gli atleti per la prima volta alle Olimpiadi: difficile che qualcuno si trovi all’interno della propria comfort zone, eppure partecipano lo stesso. Il parametro per cui vale la pena superare un momento di stress molto alto è sempre legato alla soddisfazione personale e ad una migliore autostima?

Spingersi “oltre il limite” ha come conseguenza la possibilità di aumentare l’autostima e la soddisfazione. In realtà credo che il processo sia molto più complesso. E’ una sorta di crescita personale, un percorso di performance che non ha mai un punto di arrivo. E’ un continuo viaggio, che ci permette di arrivare a traguardi ritenuti impossibili. Una sorta di filosofia di vita, pensare sempre di andare “oltre sé stessi”, che non necessariamente deve significare vincere le olimpiadi, può anche voler dire riuscire a chiudere un 6a+ oppure un 7a, dipende da ognuno di noi. Una vera e propria crescita personale che possiamo applicare all’arrampicata così come alla nostra vita. Vi consiglio di sperimentarlo da domani: provate a fare l’1% in più di qualcosa ogni giorno e vedrete che giorno dopo giorno quell’ 1% si trasformerà in un 10, 20, fino al 100% di una nuova performance. Provate in falesia: a fine allenamento tentate l’1% in più, sarà come una pallina di neve che piano piano si trasformerà in valanga.

A seconda di quale sia la nostra specialità, anche all’interno dell’arrampicata stessa possiamo avere delle prestazioni molto differenti per via del nostro approccio emotivo: ad esempio possiamo essere rilassatissimi sui boulder e tesissimi in falesia, o viceversa. Va anche bene decidere di evitare sempre, comunque e ad ogni costo le situazioni che ci mettono a disagio? 😉 (sorridiamo, ndr!!)

Evitare è sempre molto pericoloso. In generale l’evitamento rischia di innescare ulteriori fughe che determinano una condizione di paura rispetto alla situazione e all’oggetto evitato. Diverso è se diventa una decisione. La scelta di concentrarsi sul boulder invece che in falesia non è un evitamento emotivo ma la spinta personale in una direzione precisa. In alcune situazioni non ha senso sforzarsi in attività, movimenti o performance, che non ci appartengono: la consapevolezza di noi stessi è la chiave per prendere le giuste decisioni e vivere le emozioni in maniera funzionale.

Ok, allora ti va se proviamo a fare un esempio? Supponsiamo che io preferisca fare boulder, ma domenica tutti i miei amici (in una lontana realtà di weekend non in zone rosse) hanno organizzato per andare in falesia. So già che sarà una giornata difficile e piena di “tieni”, “vai prima tu”, e difficoltà varie. Come posso prepararmi mentalmente ad una situazione che comunque dentro di me vorrei affrontare e vivere serenamente?

In questo caso la cosa più importante potrebbe essere immaginare mentalmente le cose peggiori che ci potrebbero capitare. Applichiamo questo concetto alla scalata in falesia. Calandosi ancora di più nella sensazione spiacevole di dover fare qualcosa che preferiremmo non fare, otteniamo paradossalmente… non vi svelo nulla, provate!

L’approccio nell’uscire dalla nostra comfort zone in arrampicata rispecchia il nostro approccio nell’uscirne anche in altre situazioni della nostra vita come esami, colloqui, ecc.?

Assolutamente. L’arrampicata è una metafora perfetta della nostra vita. Rispecchia come costruiamo le nostre abitudini e come sia difficile trovarne e stabilirne di nuove. Come sia fondamentale costruire una forte motivazione al cambiamento e come affrontare situazioni temute possa essere spesso difficile ed invalidante. A breve usciranno due corsi online sui miei canali social Facebook ed Instagram e sul mio sito, che mirano proprio ad aiutare a realizzare nuove abitudini, ad essere più consapevoli di se stessi e a come aumentare la propria autostima personale. Vi suggerisco di provare gli esercizi consigliati nel mio corso, più avanti nella prossima intervista vi svelerò altri esercizi interessanti per avere maggiore consapevolezza di sé e per costruire nuove abitudini sane e funzionali!

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Tag: arrampicata, sport, Terapia Breve Strategica

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