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Bulimia senza vomito, esiste davvero?

5 Dicembre 2020

La bulimia senza vomito esiste davvero? La bulimia ha moltissime sfaccettature. Oggi vorrei provare a chiarire alcuni aspetti che caratterizzano questo disturbo del comportamento alimentare. Vorrei porre l’attenzione sul “vomito”, chiarendo se è una caratteristica di questa problematica o meno. Inoltre parleremo dell’importanza del cibo nel rivestire un ruolo fondamentale sulle nostre emozioni.

Bulimia senza vomito e la perdita di controllo

La bulimia è una problematica legata alla difficoltà di mantenere il controllo nei confronti del cibo. L’abbuffata si caratterizza proprio per questa difficoltà di riuscire a mantenere il controllo. Una paziente racconta di come, durante la mattina, a casa dal lavoro, dopo circa due ore dall’inizio del lavoro in smartworking, non riesce a contenersi e va in dispensa. Non ha una reale fame a livello fisico ed organico. E’ una fame dettata dalla necessità di “riempirsi”, una fame mentale, come un’abitudine che le permette di stare meglio a livello emotivo. Ascolta il seguente video per saperne di più sulla bulimia:

 

Bulimia e consapevolezza alimentare

Descriverei l’abbuffata come un momento di scarsa consapevolezza alimentare. Il cibo diventa una sorta di “oggetto” che aiuta a gestire i momenti di tristezza, di noia, di solitudine. Il cibo riempie una carenza emotiva o anche solamente un buco di tempo. Le abbuffate possono capitare ogni giorno oppure anche una volta ogni due o tre giorni. Il vomito può diventare una condotta di eliminazione essenziale quando i sensi di colpa aumentano e diventano ingestibili. In queste situazioni l’abbuffata favorisce un momento di serenità e di calma, tuttavia il fatto di aver perso il controllo provoca una profonda situazione di sofferenza. E quindi l’unica soluzione sembra essere quella di vomitare, liberarsi di quanto mangiato. Non sempre la bulimia è caratterizzata da vomito, solamente in quelle situazioni in cui la sensazione di colpa diventa eccessiva.

Bulimia senza vomito ed insoddisfazione

L’insoddisfazione è uno degli aspetti che fanno più penare la persona che soffre di bulimia. Il cibo dà conforto, aiuta nel momento di difficoltà. L’insoddisfazione viene solitamente percepita in relazione ad aspetti della vita in generale. Il lavoro che scorre monotono, che non presenta possibilità di carriera o che comunque non è quello sperato. La vita famigliare che scorre tranquilla, senza grandi scossoni ma senza neanche grandi stimoli. Insoddisfazione: la sensazione spiacevole di non essere capiti da chi ci sta vicino, di non essere sufficientemente stimati, di non essere apprezzati per quello che realmente siamo. Di base, l’insoddisfazione è una mancanza, e nel caso della bulimia è il cibo a colmare questa privazione emotiva. Tuttavia il cibo assume purtroppo un’accezione completamente disfunzionale, in quanto non è più qualcosa che ci fa stare bene ma paradossalmente diventa una vera e propria prigione.

Bulimia e psicoterapia

Spesso la prima seduta di psicoterapia è utile per far comprendere meglio il concetto di consapevolezza alimentare. Cosa mangio, in quali momenti della giornata e in che quantità. Inoltre anche il momento di perdita di controllo deve essere analizzato, compreso e definito in maniera chiara. Il secondo passaggio è quello di impostare un percorso terapeutico per cercare di ridurre queste perdite di controllo, le abbuffate, ripristinando un rapporto di piacere nei confronti del cibo. Impossibile? No! Anzi è fondamentale credere ed essere fortemente motivati, per tornare a mangiare senza calcoli (tipico il caso delle diete) e senza spiacevoli restrizioni. Mettendo in primo piano il concetto di piacere, ma di un piacere finalmente consapevole!

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Categorie:

Tag: binge eating, bulimia, disturbi del comportamento alimentare, vomiting

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