Nell’articolo di oggi cercherò di approfondire le dinamiche di dipendenza ed astinenza, legate al consumo di cocaina. Il consumo di cocaina continua ad essere diffuso e preoccupante. Sono moltissimi i pazienti che si rivolgono al mio studio di psicologia e psicoterapia. Molti mi scrivono o mi chiamano per ricevere informazioni, senza però decidersi ad intraprendere un percorso. Il problema principale risiede in questa incertezza, in questa esitazione. Perchè il primo pilastro per superare la dipendenza e ritrovare il benessere e la voglia di vivere sta proprio nella motivazione personale ad uscire dal tunnel del consumo.
Un consumo rilevante di cocaina può portare a sperimentare sulla propria pelle importanti sintomi fisici d’astinenza. Un desiderio incontrollato di sostanza che spinge la persona a ricercarla in tutti i modi. Il termine tecnico che descrive questa forte spinta a consumare cocaina si definisce craving. Parola ormai entrata nell’uso abituale fra i consumatori, che hanno comunque la consapevolezza di provare un desiderio incontrollabile di sostanza e non riescono (ma neppure vogliono) interrompere il consumo. Fumare cocaina comporta maggiori conseguenze da un punto di vista fisico, rispetto a sniffarla. Ciò non toglie che, dal punto di vista psicologico, in entrambi i casi la dipendenza sia fortissima.
La nostra mente, una volta che si è abituata alla presenza dello stupefacente, fatica a liberarsene.
“Sto bene quando ne faccio uso, non ho pensieri e mi sembra di condurre la mia vita serenamente”.
In molti vivono questo “autoinganno” relativamente agli effetti benefici, tuttavia illusori della sostanza.
“Consumo tutta la notte, sono arrivato a spendere 10.000 euro al mese, la mia azienda rischia il fallimento”.
Un anno fa un imprenditore spiegava con queste parole la necessità di cercare momenti di “abbuffata” e trasgressione, per sentirsi libero dalla schiavitù e dallo stress legati al lavoro. Senza forse rendersi bene conto degli evidenti rischi fisici e dei possibili contraccolpi sociali.
Negli esempi sopra esposti è chiaro il ruolo della sostanza. Una sorta di “compagna”, sempre presente, senza la quale sembra quasi che non riusciamo a realizzarci. Quando il consumo diventa importante, il rischio è quello di non riuscire a farne a meno, quasi come se non vi fosse via d’uscita. Il potere mentale che la sostanza esercita sulla persona è tale da rendere impossibile intravvedere possibilità differenti da quelle del consumo. Una vita normale appare impossibile.
Ci sono dei momenti in cui si tocca il fondo e in questi contesti a volte al consumatore pare di scorgere un raggio di sole nella nebbia e si aggrappa a questa speranza. Molte persone quando mi chiamano sperano che esista la “bacchetta magica” per risolvere tutto in breve tempo. Invece quello che dico sempre ai miei pazienti al primo appuntamento, è che serve tantissima motivazione . Una forza di volontà che va costruita insieme; una leva psicologica fondamentale per aiutarci a non mollare il percorso, a fare tutto il possibile per uscirne. Fare tutto il possibile significa mettersi in discussione in maniera totale. Senza remore. Senza i “no”, i “ma”, ed i “se”. In altre parole: “no excuses”, cioè niente scuse o giustificazioni, per dirla all’americana. Difficile forse, ma non impossibile con il giusto supporto.
Credo che uscire da una dipendenza sia veramente possibile. Come appena detto ci vuole impegno costante e tanta motivazione. Ci vuole soprattutto un supporto psicologico e di psicoterapia. In alcuni casi può essere indicata una terapia farmacologica oppure anche una fase di ricovero in clinica. Quando lo ritengo necessario propongo ai miei pazienti una visita con specialisti psichiatri che possono fornire una visione anche organica al soggetto. Nello specifico, collaboro con la struttura “Parco dei Tigli” per offrire un servizio ancora più professionale e di qualità ai miei pazienti.
Categorie: Dipendenze
Tag: cocaina, craving, dipendenze
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