Disturbo Oppositivo Provocatorio in adolescenza

13 Ottobre 2025 Categoria: Genitorialità

Disturbo Oppositivo Provocatorio in adolescenza

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio in adolescenza può diventare una guerra quotidiana all’interno del nucleo famigliare. Dietro una ribellione ostinata si nasconde spesso un disagio più profondo: il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP).

Nell’articolo di oggi approfondiremo la storia di Marta, una ragazza di 17 anni, e di come la sua famiglia ha imparato a gestire le tensioni grazie a un approccio diverso.

Disturbo Oppositivo Provocatorio in adolescenza: la storia di M.

M. (nome di fantasia) ha 17 anni, frequenta il quarto anno di liceo e manifesta una scarsa voglia di studiare. Ama uscire con le amiche, e ogni tanto il fine settimana beve esagerando con gli alcolici. I genitori la descrivono come “sempre pronta a ribattere”, “impossibile da gestire”. Il padre, persona molto diretta, si pone in sfida con lei: ogni discussione diventa una gara a chi alza di più la voce. La madre, più comprensiva, cerca di mediare ma finisce per fare lunghe spiegazioni, che Marta interrompe con sbuffi e porte sbattute. In casa, la tensione è costante: si litiga per la scuola, per le uscite, per il telefono, persino per l’ora di cena.

Disturbo Oppositivo Provocatorio in adolescenza: la provocazione è un segnale

Nel comportamento di M. non c’era solo la volontà di disobbedire: c’era frustrazione, bisogno di affermare la propria indipendenza e difficoltà a tollerare regole percepite come imposizioni. Il “no” era diventato la sua risposta automatica, il modo più immediato per sentirsi padrona di sé. Nei casi di Disturbo Oppositivo Provocatorio, questa modalità si ripete e si amplifica, logorando la comunicazione familiare e trasformando ogni confronto in un campo di battaglia.

Provocazione e sostanze

Con M. è emerso anche il tema della cannabis: non un uso quotidiano, ma occasionale, “per sentirsi grande” come dice lei. In questi casi, reagire con divieti secchi o minacce di punizioni raramente funziona: il rischio è rafforzare la chiusura e la sfida. È più utile un dialogo, in cui il genitore non parte subito dal giudizio, ma chiede:

  • “Cosa ti dà questa esperienza?”
  • “Cosa pensi possa succedere se continui a farlo?”
  • “Che funzione senti che riveste il consumo?”

Questo non significa approvare, ma creare uno spazio in cui la ragazza possa ragionare sulle conseguenze senza sentirsi sotto attacco. Un dialogo costruttivo che mira ad aiutare il/la proprio figlio/a a ragionare e riflettere su se stesso, proprio in un’ottica esplorativa.

Suggerimenti pratici per i genitori

Approfondiamo alcune delle strategie applicate durante la terapia con con M. e la sua famiglia, che hanno aiutato a migliorare la situazione.

  1. Osservare senza intervenire subito: nella Terapia Breve Strategica, il “non fare” iniziale è spesso più efficace di un’azione impulsiva. Permette di capire meglio le dinamiche e scegliere interventi mirati.
  2. Evitare di entrare nella sfida: il genitore non deve diventare un “compagno di ring”, ma mantenere calma e coerenza.
  3. Stabilire regole chiare e poche: troppe regole creano terreno fertile per la provocazione continua.
  4. Valorizzare i comportamenti funzionali: anche un passo minimo verso la collaborazione va riconosciuto.
  5. Creare momenti neutri di relazione: attività insieme che non abbiano nulla a che fare con conflitti o richieste.

La Terapia Breve Strategica con gli adolescenti

Con M. e i suoi genitori abbiamo intrapreso un percorso di Terapia Breve Strategica: un approccio focalizzato su obiettivi concreti finalizzati al miglioramento della comunicazione e del clima famigliare.  Non si tratta di analizzare a lungo il passato, ma di individuare i meccanismi che mantengono il problema e interromperli con strategie mirate.

Durante il percorso la famiglia ha imparato a evitare le trappole comunicative che alimentavano la ribellione della figlia, trasformando il clima in casa da campo di battaglia a terreno di confronto più equilibrato.

Disturbo Oppositivo Provocatorio in adolescenza e psicoterapia

La storia che abbiamo raccontato nell’articolo non è unica: molte famiglie si trovano in situazioni simili. Il Disturbo Oppositivo Provocatorio non è solo un problema dell’adolescente, ma una sfida che coinvolge l’intero sistema familiare. Cambiare il modo di reagire e comunicare può fare la differenza, e un intervento strategico mirato può trasformare lo scontro in un’occasione di crescita reciproca.

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