Dipendenze

Nel corso della mia esperienza professionale sono venuto a contatto con diverse forme di dipendenze patologiche. Ho lavorato presso cliniche private, strutture terapeutiche e comunità, collaborato con diversi servizi per le dipendenze, apprendendo la complessità di questa patologia. Credo fermamente che attraverso un percorso terapeutico sia realmente possibile uscire da ogni forma di dipendenza anche se spesso il “senso comune” porta a credere che uscire dalla dipendenza patologica sia impossibile.

Per conoscere meglio le dipendenze patologiche dobbiamo distinguere la dipendenza da sostanze da quella comportamentale.

Nella prima categoria, dipendenza da sostanze, si fa riferimento alle problematiche connesse con il consumo di sostanze psicotrope (eroina, cocaina, ecstasy, …) e di alcol. Per quanto concerne la dipendenza comportamentale parliamo di tutte quelle situazioni dove non sono presenti sostanze d’abuso, ma la persona non riesce a mitigare il comportamento anche se presenta conseguenze negative. Ne è un esempio il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, l’internet addiction, le dipendenze affettive.

Le dipendenze comportamentali e da sostanze presentano alcuni elementi comuni, attraverso le quali è possibile leggere tutti i fenomeni connessi con le dipendenze patologiche:

  • la tolleranza: l’assuefazione all’oggetto della dipendenza (alcol, sostanze, gioco d’azzardo, …);
  • l’astinenza: riassume tutti i sintomi legati alla mancanza della sostanza;
  • la compulsione: un automatismo irrefrenabile legato al pensiero e alla preoccupazione che si genera nella nostra mente;
  • il craving: desiderio irrefrenabile di sostanza.

La dipendenza può definirsi come il comportamento che porta a un abuso compulsivo e obbligato, con una ricerca spasmodica dell’oggetto proprio della dipendenza, anche in presenza di effetti spiacevoli.

Per conoscere in maniera più approfondita le tematiche legate alle dipendenze patologiche, segui gli articoli della sezione “Dipendenze” del mio blog.

Dipendenze

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La dipendenza da cocaina è una condizione in cui l’uso della sostanza, che all’inizio sembra dare slancio e controllo, finisce per consumare lentamente la persona, lasciandola in balia della sostanza.

Dopo gli effetti iniziali, però, subentrano ansia, irritabilità, insonnia e un forte desiderio di assumere nuovamente la sostanza. Col tempo, la cocaina smette di essere una scelta occasionale e diventa una prigione mentale e fisica, con gravi conseguenze sul piano emotivo, relazionale e lavorativo.

Il pensiero della sostanza può occupare la mente e la vita della persona in modo costante, rendendo difficile concentrarsi, prendere decisioni o mantenere relazioni stabili.

La cocaina finisce per svuotare la vita della persona, lasciandola intrappolata in un ciclo di illusione e dipendenza.

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L’alcol, per molti, inizia come un facilitatore: scioglie le tensioni, alleggerisce i pensieri, aiuta a stare in mezzo agli altri senza sentirsi troppo esposti. Può diventare un rifugio silenzioso per chi fatica a tollerare il vuoto, la solitudine, il peso di certe emozioni. Nel consumatore abituale, questa funzione apparentemente innocua si trasforma in una dipendenza sottile, che si insinua nei gesti quotidiani e diventa abitudine, necessità, automatismo. Anche l’uso occasionale può nascondere una ricerca di sollievo che, nei momenti critici, si trasforma in un consumo eccessivo e fuori controllo, con ricadute fisiche, emotive e relazionali.

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L’Ecstasy e l’MDMA sono spesso associate a contesti di festa, socialità, vicinanza emotiva. Offrono, almeno all’inizio, un senso amplificato di connessione, leggerezza e appartenenza. Per alcuni, diventano un modo per sentirsi finalmente “presenti”, per colmare una distanza affettiva o vincere un senso di chiusura interiore.

Con l’uso ripetuto, questa apertura forzata lascia spazio a vuoti sempre più profondi, sbalzi d’umore, affaticamento mentale e un desiderio crescente di ritrovare quelle sensazioni artificiali. Il consumo può diventare eccessivo e sempre meno legato al contesto, trasformandosi in un tentativo di compensare ciò che, dentro, resta inaccessibile.

Se senti di essere in difficoltà con il consumo di ecstasy o MDMA contattami al 3404190915 uscire da questo consumo è possibile.

La marijuana, inizialmente, può sembrare una soluzione leggera per rilassarsi, svagarsi o trovare una pausa dalle tensioni quotidiane. Per molti, diventa una compagnia in momenti di noia o stress, un modo per staccare dalla realtà senza grandi conseguenze. Ma per chi sviluppa una dipendenza, l’uso diventa sempre più frequente e necessario, trasformandosi in un modo per affrontare le emozioni difficili, la tristezza o l’ansia.

Con il tempo, fumare smette di essere un momento di relax e diventa un’abitudine difficile da controllare. La motivazione cala, ci si chiude in se stessi e si fatica a concentrarsi o a portare avanti progetti. Anche se spesso viene vista come una sostanza leggera, la marijuana può ridurre la voglia di fare, spegnere le emozioni e creare una distanza dalle persone e dalla realtà.

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La dipendenza da eroina non entra nella vita con rumore: arriva spesso in silenzio, come una promessa di sollievo, di pace, di stacco dal dolore. Per alcuni è una fuga estrema, per altri una ricerca disperata di qualcosa che dia un senso, o almeno una tregua. I primi effetti sono caldi e avvolgenti, quasi materni. Ma è un abbraccio che stringe sempre di più, fino a togliere il respiro. Il legame con la sostanza diventa totale: tutto il resto — affetti, progetti, fame, sonno — passa in secondo piano. L’eroina prende spazio, tempo, corpo e identità, lasciando dietro di sé un senso di vuoto che non si colma. Non è solo una dipendenza chimica, è una relazione che toglie mentre illude di dare.

Se stai cercando un modo per uscire dalla dipendenza da eroina, esistono percorsi che possono aiutarti a ritrovare forza e motivazione. Per saperne di più, puoi contattarmi al 340 4190915.

La dipendenza da ketamina viene spesso usata per sfuggire alla realtà, per creare una distanza tra sé e il mondo. Può dare l’illusione di annullare il dolore, la fatica mentale, i pensieri in generale. Per chi la assume, soprattutto in modo abituale, diventa una via per sentirsi “altrove”, lontano da ciò che fa male o pesa troppo. Ma questa fuga, se ripetuta, si trasforma in dipendenza: il confine tra uso ricreativo e consumo compulsivo si assottiglia, portando a difficoltà cognitive, distacco emotivo e un senso di vuoto sempre più difficile da colmare. Il consumo eccessivo finisce per scollegare la persona anche da sé stessa, oltre che dagli altri.

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La dipendenza da sostanze (o Tossicodipendenza) si caratterizza per il seguente quadro sintomatologico: sintomi psico-cognitivi, fisiologici e comportamentali correlati all’uso ripetuto di una certa sostanza, che vanno ad incidere sulle diverse sfere della vita di una persona.

In specifico la dipendenza può determinare difficoltà personali, nella sfera emotiva con un conseguente malessere generalizzato della persona, nella sfera sociale (famigliari, amici, …) acuendo situazioni limiti e a rischio e nella sfera lavorativa portando ad assenze, scontri sul lavoro sino addirittura alla perdita del lavoro stesso.

Propongo un percorso di psicoterapia individualizzato rispetto al consumo di tutte le sostanze d’abuso.

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La dipendenza da farmaci nasce spesso in modo silenzioso: un ansiolitico per dormire meglio, un antidolorifico per superare un momento difficile, una compressa per calmare l’ansia. Inizialmente aiutano, fanno sentire più stabili, più in controllo. Ma col tempo il corpo si abitua, le dosi aumentano, e la mente comincia a contare su quei farmaci per affrontare anche le situazioni più semplici. Il confine tra uso e abuso si fa sottile, e smettere diventa difficile, sia per la paura del malessere fisico che per quella emotiva. La dipendenza si costruisce così: lentamente, nella routine, fino a rendere difficile immaginarsi senza.

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La dipendenza da gioco si caratterizza lungo un continuum che va dal giocatore che frequenta con regolarità il casinò, le sale scommesse, i bingo sino alle persone che giocano alle “slot machines”, in gergo definite macchinette, e i gratta e vinci.

Tutte queste diverse forme di gioco hanno come determinatore comune il bisogno/piacere nel “giocare”, dove la dimensione di piacere non sta tanto nel vincere denaro, quanto nel perdere e vincere nuovamente, e quindi una sorta di giocare per giocare. Spesso la persona non si rende conto di tale problematica e la richiesta d’aiuto parte dai familiari.

La dipendenza da gioco compromette e distrugge la vita della persona, che non riesce a smettere e rimane intrappolato nella dipendenza. 

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La dipendenza affettiva è una forma di legame in cui il bisogno dell’altro diventa totalizzante, al punto da annullare se stessi. Chi ne soffre tende a sacrificare i propri bisogni, la propria autonomia e persino il proprio benessere pur di non perdere la relazione. La paura dell’abbandono e del rifiuto spinge a tollerare comportamenti svalutanti, a idealizzare l’altro e a vivere nella costante ansia di essere lasciati. Anche quando la relazione è fonte di sofferenza, l’idea di restare soli appare insopportabile, rendendo difficile ogni forma di distacco.

In questi casi, l’amore smette di essere una scelta libera e consapevole, trasformandosi in una necessità che imprigiona.

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La dipendenza da Internet, Social e telefono non riguarda solo il tempo trascorso online, ma soprattutto il bisogno continuo di esserci, di controllare, di non “perdere nulla”. Scorrere il feed, ricevere notifiche, condividere contenuti può diventare un meccanismo automatico che offre sollievo momentaneo da noia, solitudine o insicurezza. Col tempo, però, la connessione costante può interferire con la vita reale: si riduce la capacità di attenzione, si fa fatica a stare nel presente e le relazioni “dal vivo” perdono intensità. La rete diventa una sorta di rifugio, ma anche una trappola, in cui l’identità rischia di costruirsi più sullo sguardo degli altri che su una reale consapevolezza di sé.

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