
Dipendenze: quando non ci accorgiamo di esserlo
La parola dipendenza ci fa subito pensare a qualcosa di lontano, grave, spesso legato all’uso di sostanze. Ma se ci fermiamo un attimo, ci rendiamo conto che le logiche della dipendenza sono più vicine e trasversali di quanto immaginiamo. Non serve essere tossicodipendenti per sviluppare una forma di dipendenza. A volte, lo siamo anche senza accorgercene.
Scorriamo il telefono per ore, diciamo “un ultimo episodio” ma poi ne guardiamo tre, compriamo per sentirci meglio, restiamo in una relazione che ci fa stare male perché “non potremmo farcela da soli”. Non sempre lo chiamiamo con il suo nome, ma ciò che accomuna tutte queste situazioni è un meccanismo che ci toglie libertà.
Dipendenza: una questione di funzione, non solo di oggetto
La dipendenza non si definisce solo in base a ciò da cui dipendiamo (una sostanza, un’attività, una persona), ma per la funzione che quella cosa ha per noi. Nella maggior parte dei casi, ciò da cui dipendiamo diventa una strategia per gestire un disagio: ansia, vuoto, senso di inadeguatezza, solitudine, insicurezza.
Non siamo dipendenti perché ci piace qualcosa, ma perché ne abbiamo bisogno per far fronte a qualcosa di più profondo.
Lo stigma del tossicodipendente
Paradossalmente, chi vive una dipendenza da sostanza è spesso oggetto di giudizio e discriminazione. È facile dire: “è colpa sua”, “poteva evitarlo”. Ma in realtà chi sviluppa una dipendenza non è “debole” o “sbagliato”: ha trovato una “soluzione temporanea” a un dolore interiore, che con il tempo si è trasformata in prigione.
La tossicodipendenza è solo la faccia più evidente di un meccanismo che esiste anche in modo più nascosto, accettabile, socialmente tollerato. Eppure, alla radice, il processo è lo stesso. Chi vive una dipendenza — di qualunque tipo — non ha bisogno di giudizio, ma di comprensione e strumenti per uscirne.
Dipendenze classiche e nuove forme di dipendenza
Accanto alle dipendenze da sostanze (alcol, droghe, farmaci), oggi parliamo sempre di più di dipendenze comportamentali, meno visibili ma altrettanto pervasive. Ecco alcune delle più diffuse:
1. Dipendenza da sostanze
- Alcol: socialmente accettato, ma spesso usato per smorzare ansie e tensioni.
- Droghe: da quelle leggere a quelle pesanti, come strategia per alterare o fuggire dalla realtà.
- Farmaci: abuso di ansiolitici o antidolorifici, spesso iniziato come uso “medico”.
2. Dipendenza da tecnologia
- Smartphone e social media: bisogno costante di connessione, notifiche, stimoli. La “paura di perdersi qualcosa” diventa un pensiero costante;
- gaming online: ore e ore davanti allo schermo, con un senso di appartenenza virtuale che spesso sostituisce relazioni reali.
3. Dipendenza da relazioni (affettiva)
- Restare in legami dolorosi per paura di stare soli;
- cercare continuamente approvazione o presenza, anche a costo di sé stessi.
4. Dipendenza da lavoro (workaholism)
- Incapacità di staccare, senso di colpa nel fermarsi, bisogno continuo di produrre per sentirsi “a posto”.
5. Dipendenza da cibo e da shopping
- Usare il cibo come compensazione emotiva, sia per eccesso che per controllo estremo.
- Acquistare compulsivamente per riempire un vuoto momentaneo.
La vera libertà non è fare tutto, ma poter scegliere
Nel lavoro psicologico, non si tratta semplicemente di “togliere” la dipendenza. Spesso quella dipendenza è l’unico modo che la persona ha trovato per sopravvivere. La domanda giusta è: cosa stai cercando davvero, attraverso ciò da cui dipendi?
Nel mio lavoro psicoterapeutico a orientamento strategico breve, partiamo da lì. Non giudichiamo il comportamento, ma lo osserviamo, ne smontiamo i meccanismi, e aiutiamo la persona a trovare nuove strategie più funzionali per la persona.
Uscire da una dipendenza
Le dipendenze parlano di noi più di quanto crediamo. Non sono solo deviazioni, ma richieste di aiuto inascoltate, tentativi di ristabilire un equilibrio interiore. Riconoscere di avere una dipendenza non è una sconfitta, è l’inizio di un cambiamento. E se non sai da dove partire, prova a cercare dentro di te una motivazione autentica, qualcosa che valga la pena di ritrovare. È da lì che può cominciare il vero cambiamento, anche verso una condizione di astinenza, se necessaria.