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Secondo incontro del corso di “Gestione della Rabbia”

25 Luglio 2017

Nel secondo incontro di formazione del corso di gestione della rabbia, condotto in collaborazione con la laureanda Giulia Carozzi presso la clinica in cui lavoro, ci siamo concentrati sulla differenza tra la rabbia funzionale e quella disfunzionale. Spesso si cerca di eserciatare un controllo di questa emozione, pensando erroneamente di riuscire a gestirla, tuttavia quello che capita è di perdere completamente il controllo e generare Come-Sfruttare-La-Rabbia-Per-Raggiungere-I-Tuoi-Obiettiviun’esplosione nei confronti delle altre persone. Immaginatevi di tracciare una linea che delimita la rabbia considerata “normale”, oltre tale linea ci si imbatte nella rabbia disfunzionale, quella che può essere dannosa per sé e/o per gli altri. Quest’ultima è legata all’impossibilità di controllo che l’individuo ha sulle proprie emozioni, e la sua incapacità a gestirle.

Durante primo incontro abbiamo visto l’importanza della sensazione
corporea connessa con la rabbia, cercando di dare un definizione di tale emozione. Per saperne di più leggete l’articolo precedente.

La pragmatica della rabbia

Insieme al gruppo abbiamo riflettuto sugli aspetti non verbali e paraverbali della comunicazione sempre relativi ad una espressione di rabbia. Per quanto riguarda il non verbale, ovvero quella parte di comunicazione che comprende il linguaggio del corpo, quello non parlato fanno parte la prossemica, la postura e movimenti del corpo, la mimica facciale, i gesti e l’aptica, la quale si riferisce agli aspetti del contatto corporeo. Nel nostro caso la postura può essere protesa in avanti, rigida, lo
sguardo
duro o provocatorio, gli occhi leggermente a fessura in modalità di sfida, le braccia possono essere incrociate oppure in tensione, possono avvenire gesti quali spinte, segni con le mani o intimidatori.person-human-male-man Nel paraverbale invece vengono inclusi i parametri relativi alla voce, come il volume, il tono, il tempo, gli intercalari, la dizione ed il timbro. Quest’ultimo è tipico di ogni persona ed è difficile da cambiare, mentre il volume può essere alto o basso, in una lite solitamente è alto anche se può dipendere dal carattere personale e gli obiettivi della discussione, solitamente il tempo è concitato, le parole sono ben scandite in modo da essere chiare ed inequivocabili sulle proprie intenzioni ed infine gli intercalari usati possono essere offese o parole poco educate. Avere chiare le possibili modalità comunicative che le persone possono usare quando sono acceccate dalla rabbia è importante per poter riconoscere questa emozione e per avere il tempo di pensare, riflettere e reagire nel modo più adeguato possibile. Riconoscere gli aspetti verbali e non, è fondamentale per acquisire più consapevolezza di sé stessi ma anche degli altri, percepire in tempo un comportamento potenzialmente pericoloso o provocatorio può essere funzionale e utile nella gestione delle relazioni.

I palloncini

Per continuare a lavorare su questo concetto di consapevolezza, si propone un’attività che cerca di focalizzare proprio questo. “Scoppio di rabbia, …sgonfio la rabbia”, ogni partecipante ha a disposizione due palloncini, un palloncino dovrebbe rappresentare la rabbia allo stato attuale, quanto oggi si sentono arrabbiati. Ognuno deve gonfiare il proprio palloncino tanto quanto percepisce la propria rabbia oggi. Il secondo palloncino invece rappresenta la rabbia negli ultimi sei mesi: ognuno deve riflettere sulla propria emozione, e gonfiare il palloncino pensando alla rabbia negli ultimi mesi. Mettendo a confronto tutti i palloncini, possiamo vedere che i palloncini ad oggi sono più sgonfi, la rabbia percepita in questo momento da ognuno è minore rispetto a quella degli ultimi 6 mesi, come evidente nell’immagine.

pallonciniMolti partecipanti riportano di sentirsi bene nell’ultimo periodo, sono più consapevoli delle proprie emozioni. La rabbia viene ridimensionata, i partecipanti danno la giusta misura a tale emozione, scoprendo che non è così pervasiva nella loro vita, a differenza dell’idea iniziale di ciascuno.

L’ultima riflessione si è incentrata sull’idea che la rabbia che provano è indirizzata a se stessi, agli altri o verso il mondo inteso come società. Molti riescono ad essere più coscienti del proprio ruolo e del senso di colpa che provano verso se stessi. Non è facile avere consapevolezza delle emozioni negative, spesso le problematiche vengono scaricare all’esterno, come se fosse sempre colpa degli altri.

La prossima settimana vedremo alcune strategie per affrontare e superare la rabbia in eccesso.

Provi rabbia e non sai cosa fare? Perdi il controllo e ti arrabbi con i tuoi famigliari?

Contattami in privato per avere maggiori informazioni.

 

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Tag: coaching strategico, emozioni, gestione della rabbia, Terapia Breve Strategica

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